Di

passaggio.

Di passaggio un passante mi chiese per il passante e non seppi rispondergli. Non è vero che non avrei saputo rispondergli, almeno se si fosse stati nelle mie zone. Al passante ci arrivò pure Jin, senza nulla sapere, e poi lo prese di sicuro, salendo al piano superiore del convoglio per ossevare dall'alto, nonostante il passante in senso stretto sia addirittura sotto terra, quindi caspita avrai da osservare, le gallerie? Le banchine? Le persone che salgono e scendono? Sì, certo, a voler fare degli studi socio-antropologico urbanistico e quantaltro perché no, ma in fondo le stazioni... sì una è più lunga, l'altra più corta, ma sinceramente c'è di meglio da vedere. Un po' quello che pensò Jin la prima volta, tanto che si fiondò verso i binari che lo avrebbero condotto direttamente verso l'esterno. Poi magari per fare una fermata soltanto, ma intanto farla. In effetti anche in questo caso non è che l'inpatto sia dei migliori, grigio, cemento grigio, binari grigi che si intersecano e via dicendo. Grigio a profusione insomma. Ma fa parte del gioco, della costruzione. Gli stessi binari a terra, che tanto sembrano creare confusione, cui fanno eco cavi sospesi, sì, se potesse esistere del caos ordinato potrebbero essere intesi in tal senso. Ma il caos è caos e non deve essere in nessun modo ordinato, altrimenti verrebbe snaturato e non avrebbe più senso d'essere. Che brutta roba cercar di mettere ordine nel caos. Questo fu il pensiero di Jin in quella tratta. Ed in fondo tutto quel grigiume neanche gli spiaceva del tutto. No, non che gli piacesse, ma in una qualche maniera non fosse stato di quel colore non sarebbe stato il suo, e quindi anche lì si sarebbe trovato a pensare a qualcosa che non era più se stesso. Quella volta c'era pure il sole, quindi l'effetto fu di passare da una zona buia e scura, ad un grigio intermedio, infine alla piena luce. Il tutto in salita. Un piccolo decollo. Gli vennero in mente quelle robe lì, gli aerei, che puntano sempre in altro, e magari partono sotto un cielo plumbeo, nuvoloso, e poi, passato nel nucleo vaporoso, d'improvviso la luce, e quelle robe lì che dal basso eran grigie dall'alto d'improvviso diventavano bianche. Non aveva mai preso un aereo, ma se tanto gli da tanto poteva immaginarselo. Un giorno avrebbe preso anche quello. Nel frattempo riprese a guardare dal finestrino, con i piedi per terra, che di lì a poco sarebbe arrivata la prima fermata, quella ai limiti della città, una stazione di quelle grandi, e poi?, proseguire su quel treno, scendere o quantaltro?

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