Due Parole

Due parole, giusto due.

Scrivere ogni tanto fa bene. Un riquadro bianco, con un piccolo contorno, e tanti segni neri, ben delineati, che mano mano compaiono, uno dietro l'altro, a comporre un piccolo disegno.

Una tecnica che viene utilizzata nel redigere un testo è partire dalla fine, dall'ultimo capitolo o addirittura frase. Aiuta a scrivere ciò che viene prima. Se si vuole cimentarsi con un giallo è bene che l'autore sappia in partenza se è stato il maggiordomo in biblioteca con il candelabro. Non può scoprirlo col tempo, chi deve esser portato a ciò è il lettore, mentre il compito dell'autore è condurlo nella sua scoperta, giocando con il suo mezzo, la scrittura. In generale è un bene avere un obiettivo, per arrivare a capire come raggiungerlo.

In questo mio caso invece mi sono messo a scrivere per un'altro motivo: per farlo.
Per vivermi il momento in cui lo faccio. Un po' come quando si va a correre, non c'è sempre il bisogno di una gara, di un traguardo, per partire passo dopo passo ed andara. Può esser d'aiuto per prendere la gamba. Poi arriva il momento in cui le gambe partono e lo fai per farlo, perché fa bene, perché ti fa bene mentre lo fai. Non so ancora se lo stesso possa valere per la scrittura, ma si prova.
E questo può essere un inizio.

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