Zena

Uno schiacciasassi in quel di Zena
Titolo stringato per una città da scoprire: Zena, in italiano Genova.

Non so ben dire quando mi ci sia avvicinato, o perché, o percome. Ai tempi delle superiori la scuola era a Viareggio, ma mi capitava frequentemente di andare e tornare nelle mia città natia, Milano. Non c'erano molte scelte a livello ferroviario, una era passando dalla Firenze capoluogo, ma si rischiava di allungare i tempi e sicuramente lievitavano i costi. Questa linea la utilizzai una volta sola, in partenza dalla toscana: causa vistita militare nella caserma di Firenze. Come regalo di compleanno mi arruolarono di primo grado. A Santa Maria Novella, un po' stremato dalla seconda "due giorni", recuperai il bagaglio al deposito della stazione e mi diressi verso Milano Centrale. La tratta diretta da Viareggio a Milano tramite Aulla e la Lunigiana sarebbe la più veloce, meno cara e comoda in quanto non prevede cambi, ma purtroppo effettua poche corse al dì, troppe poche se in mattinata devi andare a scuola. Quindi se il suono della campanella detta delle tempistiche la linea con cambio a Genova risulta esser stata il miglio compromesso. Ed è stato così per diversi viaggi, d'andata e ritorno. Ed è stato così che ho iniziato a prendere una certa confidenza, in una qualche maniera ha iniziato a far parte del viaggio, era ormai una tappa, normale che un Viareggio - Milano volesse dire anche Genova. Non che in realtà potessi apprezzare molto della città, la maggior parte delle volte il tempo del cambio treno permetteva al massimo, ed in fretta, di affacciarsi sulla piazza Principe che le da il nome. Poi, come statisticamente accade, succede di perdere la coincidenza, ed allora non mettevo fuori solo il naso, ma anche qualche passo. Poi un'altro. E via andare. Fu così che scoprii l'ascensore pubblico di via Balbi, in realtà dall'altra parte della piazza, ma timidamente nascosto in fondo ad una contro piazzetta. Già l'idea di un ascensore pubblico mi giungeva nuova, e poi la sua partenza... in orizzontale! Ok che dalla vetrata si vedevano dei binari dilungarsi all'interno di una galleria, ma vuoi che l'ascensore fino ad allora era stato un mezzo atto a muoversi esclusivamente in verticale, vuoi che in fondo al tunnel non si vedesse nulla che facesse pensare ad un movimento in tal senso, insomma, mi feci prendere di sorpresa lo stesso. Poi no, in fondo alla via non si è lasciato andare contro la parete, ma ha agilmente effettuato una curva a novanta gradi sulla destra per infilarsi nell'anfratto adatto alla risalita, mentre nello spazio adiacente arrivava il corrispondente. Dopo diversi metri si riapre la porta e uscendo dall'edificio ci si ritrova ad due passi da Castello D'Albertis, visitabile e visitato più volte, vuoi per via delle mostre momentanee. vuoi per vederlo in sé, vuoi per il museo al suo interno. Fu così insomma che iniziai a scoprire la città, ad esplorarla. Ora, dopo anni, ancora mi rimane come una grande caccia al tesoro, una scoperta ogni dove, un luogo in cui è un piacere perdersi per potersi finalmente ritrovare.

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